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Presentazione

LA BELLEZZA NON È CHE UNA PROMESSA DI FELICITÀ ( STENDHAL)

Per il triennio 2022-2025 il nostro istituto si propone di lavorare alla bellezza come obiettivo educativo. La bellezza cui si fa qui riferimento non è prerogativa delle cose, del mondo, delle opere d'arte in sé, ma riguarda il nostro rapporto con il mondo ei suoi repertori.

Come sostiene efficacemente il professor Dallari, docente di Pedagogia e didattica dell'arte, il senso della bellezza non è soggettivo né oggettivo ma intersoggettivo. “Si ha bellezza quando si genera un'armonia tra la natura dei sentimenti e la natura degli oggetti” (Franzini, 2011).

La bellezza è dunque nell'esperienza estetica e consiste nel partecipare attivamente al processo del farsi delle forme del bello nei luoghi e nel tempo della loro espressione, nel saper riconoscere l'invisibile dietro la bellezza. Senza una parte nascosta, senza ulteriorità, senza mistero, non c'è bellezza ma soltanto il suo stereotipo, le apparenze della sua rappresentazione istituzionale. La bellezza così intesa è strettamente connessa alla pedagogia.

L'ideale della bellezza riguarda infatti molti aspetti peculiari del “metodo” di Maria Montessori: l'armonia, l'equilibrio, il rigore epistemologico, il senso etico e il rispetto antropologico. Secondo Montessori il bello educa e la Casa dei Bambini si ispira a questo ideale. L'ambiente sereno e riposante, esteticamente curato, si qualifica per la pedagogista italiana come elemento fondamentale per la qualità della vita infantile, a cui corrisponde la qualità della formazione.

Questo principio di corrispondenza tra qualità della vita infantile – che si può estendere naturalmente anche alla vita dei preadolescenti – e qualità della formazione sarà alla base della progettazione educativo didattica del nostro Istituto per il prossimo triennio. Educare alla bellezza non significa insegnare cosa è bello e cosa è brutto: l'educatore esteticamente orientato sa che educare alla bellezza significa favorire e formare sensibilità e competenza emozionale. L'esperienza della bellezza è dunque potenzialmente ovunque, anche nella scienza, nell'avventura dell'esplorazione e della ricerca.

L'esclamazione “Eureka!” attribuita al matematico greco Archimede quando, entrando in una vasca da bagno e notando che il livello dell'acqua era salito, capì che il volume di acqua spostata doveva essere uguale al volume della parte del suo corpo immerso nell'acqua, si configura senza dubbio come un'esperienza dello stupore e della bellezza e il desiderio di condividere questa scoperta e l'emozione estetica a lei legata fu talmente grande che, si racconta, si mise a correre nudo per le vie di Siracusa. Qualunque attività didattica rivolta ad incrementare e “educare” il sentimento della bellezza deve necessariamente passare attraverso l'esperienza dell'emozione estetica, della sorpresa, dello stupore.

Educare alla bellezza è educazione della competenza emotiva e della sensibilità, è formare quella “delicatezza dell'immaginazione” di cui parla Hume. Perché il contrario della bellezza non è la bruttezza, ma la rozzezza culturale e l'ignoranza emozionale. Per il prossimo triennio dunque il nostro Istituto, ponendosi la bellezza come obiettivo educativo, intende lavorare sia sul processo di insegnamento–apprendimento, favorendo la formazione di sensibilità e competenza emozionale, necessarie per promuovere apprendimenti stabili e duraturi, sia sulla cura degli spazi dell' Istituto.

La scuola come spazio accogliente e luogo di benessere per tutti e tutte: la bellezza e l'esperienza del bello sono infatti capaci di modificare in meglio diversi aspetti rilevanti per il nostro benessere.

Per dirla con le parole di Tonino Guerra:

Bisogna creare luoghi

Dove fermare la nostra fretta

E aspettare la nostra anima

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